La costruzione del polo aerospaziale Leonardo in corso Marche, tra venti di guerra e miliardi di guadagno
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«Dual use»: è questa la dicitura doganale obbligatoria che, dal 2009 (Regolamento CE 428), riportano i prodotti la cui applicazione può essere sia civile che militare, da particolari software ai velivoli bellici. «Dual use» sarà anche, soprattutto, il nuovissimo polo aerospaziale di corso Marche: costerà un miliardo e cento milioni e, secondo le stime ufficiali, comporterà ricadute sul territorio per oltre tre miliardi.
Il progetto, del 2019, ha messo d’accordo i principali leader italiani del settore, capitanati da Leonardo e Thales Alenia Space Italia, che a Torino operano da diversi anni. Tra i firmatari, accanto agli industriali, anche Comune, Regione, Camera di commercio e, come Enti di Ricerca, l’Università di Torino, la piccola Università del Piemonte Orientale e l’immancabile Politecnico, che ha prestato anche l’associata Fulvia Quagliotti come Presidente del Distretto Aerospaziale Piemonte.
La città, reduce dalle occupazioni e dalle manifestazioni studentesche di febbraio, si è recentemente ricompattata davanti all’ennesima emergenza, che ha fatto dimenticare le recrudescenze (non solo sanitarie) della precedente. Molta strada è anzi stata fatta dalla sera del 24 febbraio, quando un cerchio sparuto di militanti e un drappello di ucraini si erano ritrovati (non: riuniti) a manifestare davanti a Palazzo Madama: già il sabato successivo il presidio organizzato dal Coordinamento AGiTe raccoglieva l’adesione di qualche migliaio di persone, dal sindaco ai militanti del Fronte Popolare, da Stefano Allasia a Piero Fassino. Provenienze tanto diverse non consentivano di andare molto oltre la doverosa, quanto estremamente scontata, condanna dell’aggressore, e alla narrazione dei fatti in Ucraina non come scontro di potenze, ma «guerra tra popoli». Di sabato in sabato, la partecipazione è fisiologicamente diminuita; non l’eterogeneità politica dei presenti.
Nel frattempo Alenia e Leonardo sfornano in serie i vari C-27J Spartan, gli Eurofighter Typhoon e persino, a Cameri (Novara), gli F-35 della Lockheed Martin. Il pacifismo di facciata delle istituzioni e delle università piemontesi, del resto, fa il paio con quello delle Camere, che pochi giorni fa hanno approvato l’aumento delle spese militari al 2% del Pil chiesto a più riprese da USA e NATO (se ne vanno così 104 milioni al giorno), mentre il governo prometteva generosamente armi all’Ucraina invasa. Del resto, i tre miliardi di ricadute sul territorio previsti dal progetto del polo aerospaziale/bellico di corso Marche fanno impallidire i 233 milioni complessivi dirottati su Torino dal Pnrr…
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