Accoglienza e dignità: l’esperienza degli Asili Notturni

di Rebecca Patelli

Abbiamo intervistato Sergio Rosso, Presidente dell’associazione Asili Notturni di Torino, che si adopera per accogliere e reintegrare le persone senza fissa dimora.

Gli Asili Notturni nacquero nel 1886 con l’obiettivo di ospitare le persone che giungevano a Torino in cerca di lavoro o che si trovavano, per diverse cause, senza una dimora fissa. Nonostante il periodo storico travagliato dalle guerre, fino agli anni ’70 del Novecento la struttura rimase in funzione. Il reale problema, tuttavia, riguardava la qualità del servizio offerto. 

Nell’intervista rilasciata a Strabarriere, Sergio Rosso, Presidente dal 1982, racconta le difficoltà presenti nel periodo precedente al suo mandato e di come lui stesso abbia provato ad affrontarle e superarle: «Allora gli Asili si sviluppavano solamente nell’attuale piano terra. Dove oggi ci sono cucina e mensa, era disposta una grande camerata con 50 posti letto senza impianto elettrico. Vi era un’unica stufa al centro della stanza, che tuttavia non riscaldava tutte le persone nel dormitorio. La situazione non era confortevole e con gli anni aumentò il degrado, tant’è che la struttura fu chiusa per alcuni mesi in seguito a episodi di violenza tra gli ospiti».

Quando Sergio Rosso ricevette la proposta di gestire gli Asili, progettò la ristrutturazione degli spazi con l’obiettivo di offrire servizi che riconoscessero la dovuta dignità alle persone che ne usufruivano. Nacque così la prima mensa, che oggi conta più di 200 pasti al giorno, aperta anche di sera. I corsi di aggiornamento a cui il personale è periodicamente sottoposto permettono di godere di un pasto completo e nutriente, oltre al fatto di poterlo consumare al caldo. Sempre nell’ottica di riconoscere la dignità e dare accoglienza alle persone ospitate, il lunedì è presente in sede il parrucchiere, mentre il mercoledì e il venerdì il podologo.

«Poi ci siamo accorti che per mangiare ci vogliono i denti»,  prosegue Rosso, «infatti, ormai più di 20 anni fa abbiamo fondato il primo ambulatorio odontoiatrico. Purtroppo il welfare italiano è carente da questo punto di vista, senza contare i costi ingenti per una persona senza dimora. Aggiornando nel tempo le attrezzature, oggi effettuiamo più di 5000 interventi all’anno e sono completamente gratuiti». Nei fatti, l’ambulatorio odontoiatrico è provvisto di un laboratorio interno per protesi mobili e di attrezzature per effettuare interventi avanzati, come la sedazione cosciente o l’utilizzo del laser per i casi di devitalizzazione. Altri ambulatori, sempre sotto l’organizzazione degli Asili, sono stati inaugurati sul suolo piemontese (Pinerolo, Ivrea, nelle carceri di Alba…) e nazionale (Genova, Massa marittima, Taranto…). L’obiettivo è offrire un servizio di qualità, investendo sui mezzi adeguati. 

Secondo i principi della struttura è fondamentale preservare gli affetti delle persone senza dimora: «principalmente si tratta di animali, motivo per cui nella sede di via Ravenna (Torino), abbiamo istituito un canile che d’inverno viene riscaldato. Siamo la prima struttura in assoluto ad avere un canile interno. È importante che ci sia un clima di accoglienza e che le persone mantengano i propri punti di stabilità». Per lo stesso motivo, è stato aperto anche uno sportello psicologico, affinché fossero forniti l’accompagnamento e il supporto necessario. Di solito, le persone ospitate vivono ai margini della società o hanno vissuto un evento traumatico, come ad esempio la perdita del posto di lavoro in età avanzata, con tutte le conseguenze che un’esperienza di questo calibro genera. 

A proposito di lavoro, nella sede di via Ravenna gli Asili Notturni hanno fondato l’Accademia Solidale: una serie di corsi professionalizzanti, volti all’inserimento nel mondo del lavoro. Gli insegnamenti  proposti, gratuiti per le persone ospitate, riguardano diverse mansioni: e-commerce, cucina, caffetteria. È stato esemplare il percorso sull’e-commerce: su 14 corsisti, 8 stanno già lavorando e 6 stanno finendo lo stage in azienda. Non è un risultato da denigrare, soprattutto se si contano le difficoltà sociali, culturali e in generale relazionali che le persone senza dimora devono affrontare.

È sorprendente come la gestione dei fondi permetta di garantire tutti questi servizi senza una contropartita economica. «C’è chi chiede qualche euro per il servizio, sostenendo che sia educativo per prendere parte al progetto di cui si è beneficiato», dice Rosso, «per noi non è così, la nostra azione verso gli ospiti è totalmente finalizzata ad accogliere e sostenere le persone che hanno bisogno di aiuto». Diventa quindi fondamentale l’azione di volontariato, caratterizzata anche dalla presenza di persone giovani. Infatti, rispetto alla speranza di abbattere le barriere che collocano le persone dentro o fuori dalla società, Rosso ripone fiducia nelle nuove generazioni: «tra le persone anziane, le esperienze di volontariato e in generale di aiuto verso il prossimo di solito sono tardive. Oggi senza coscienza sociale non si va avanti e nei giovani va stimolato questo spirito latente, perché sono spugne straordinarie e hanno una sensibilità diversa dalla nostra. Mi sorprende sempre come alcuni ragazzi che hanno un carattere esuberante o sono noti per un comportamento movimentato tra i banchi di scuola, qui riescano a esprimere la propria sensibilità. Le nuove generazioni ci insegneranno molto».  

In conclusione dell’intervista Sergio Rosso spiega cosa ha imparato da questi anni di presidenza: «se non ci fosse stato il caso non sarei mai stato a capo di questa associazione. In questi anni ho visto che la vita è andata male a tante persone ed è solo un caso se a quel posto non ci sei tu. Molte persone si credono protagoniste della propria vita, ma basta poco per farle cadere dal piedistallo. Bisogna saper guardare con fratellanza e solidarietà il genere umano, non possiamo vivere per noi stessi. Oggi più che mai, dobbiamo essere in grado di andare incontro agli altri e aprire ponti che ci uniscano».

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