di Francesco Mansi
Fotografie di Francesco Mansi
Il mercato si tiene in via Baltea, tra corso Palermo e via Crescentino. Il centro è piazza Foroni, conosciuta anche come piazza Cerignola, ma il complesso dell’area mercatale comprende tratti delle vie Baltea, Monte Rosa, Foroni, Santhià, Candia e Sesia, piazzetta Cerignola e la porzione ovest di piazza Bottesini, per una superficie totale di circa 7.000 metri quadrati. La sua prima sede era l’attuale largo Giulio Cesare. Dal 1925, anno in cui viene inaugurata l’autostrada Torino-Milano e corso Giulio Cesare diventa la principale arteria di collegamento tra la periferia e il centro cittadino, Piazza Foroni evolve nella piazza mercatale di quartiere.
Il punto di forza è l’offerta per tutto l’anno di prodotti alimentari e primizie a prezzi molto competitivi, tra cui alimenti tipici della tradizione pugliese e mediterranea.
L’identità regionale pugliese è sottolineata, al centro del mercato, dalla presenza dell’altarino con il dipinto che raffigura la Madonna di Ripalta, portato da una famiglia di Cerignola nel 1945. Ancora oggi è mantenuta viva la tradizione e, la terza domenica del mese di giugno, le famiglie originarie di Cerignola insieme agli abitanti di Barriera di Milano si trovano in piazza per festeggiare.
Il caso di piazza Foroni-Cerignola resta un esempio raro, forse unico, di un toponimo scelto direttamente dal popolo ed entrato nelle abitudini dei torinesi su iniziativa degli immigrati cerignolani.
Il mercato ha avuto due riqualificazioni, la prima negli anni ’80, che però è piovuta dall’alto senza la ricerca di un dialogo con chi vive il mercato.
Poi, nel 2015, un altro vasto intervento ha adeguato l’area alle norme igienico-sanitarie, ha migliorato la sicurezza, creando vie aperte al passaggio dei mezzi di soccorso, ha ottimizzato l’accessibilità e l’arredo urbano, al fine di potenziare la vivibilità e le possibilità di fruizione dello stesso.
La riqualificazione del 2015 ha portato ad enormi vantaggi, quali il rifacimento totale della pavimentazione e l’aggiornamento dell’impianto elettrico, rendendo la piazza pronta ad ospitare eventi extramercatali come concerti e manifestazioni di vario tipo.
Oltre agli interventi urbanistici nella zona, alcuni progetti hanno interessato direttamente il mercato. Ad esempio, lo studio grafico Quattrolinee, lavorando spalla a spalla con i commercianti che popolano la piazza, ha creato appositamente per loro un brand e un logo, al fine di valorizzarne il lavoro e di esaltare l’atmosfera che si respira tra le bancarelle di uno dei mercati più belli e validi della città.
Infatti, la rigenerazione urbana non è volta a riformare solo gli spazi fisici: il vero lavoro è quello di rigenerare i rapporti e le interazioni fra abitanti del quartiere: «La paura era quella di fare la fine del mercato di Piazza Crispi, il quale negli anni ’70 era una delle realtà più importanti dopo Porta Palazzo, mentre ora dopo la costruzione della tettoia è un mercato morto», dice Vincenzo T.
Il Comitato di Piazza Foroni porta avanti il progetto iniziato ormai 7 anni fa, non certo senza fatica: «Noi siamo tutte ditte individuali, per noi non è facile ragionare secondo le logiche della competizione, non siamo abituati a vederci come un unico organismo, non siamo abituati a pensare come un’unica entità. Quando capiremo che siamo come un ombrello, ogni raggio è una ditta individuale, noi saremo una grande potenza». Certo, diventa difficile quando ci sono 500 banchi a rotazione, ognuno con la propria testa e la propria idea di commercio. «L’intenzione è quella di organizzarci con gruppi d’acquisto, ma per ora c’è ancora tanta strada da fare».
La realtà di Piazza Foroni è variegata e con mille sfaccettature. Al giorno d’oggi si trova ad affrontare un cambio della domanda da parte dei consumatori e, se da una parte è giusto mantenere le linee guida che distinguono un mercato rionale dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata), dall’altra bisogna andare incontro alle necessità dei nuovi consumatori. Su questo argomento Vincenzo T. aggiunge: «c’è questa convinzione che la gente venga a comprare perché siamo belli e simpatici, ma ormai non è più così. Al giorno d’oggi i clienti vanno attratti offrendo qualcosa di più della semplice merce esposta».
Enzo, poi, si dice rattristato dal non vedere ragazzi giovani che frequentano i banchi della piazza: «Noi abbiamo provato a renderci più attrattivi, ad esempio con la spesa a domicilio, ma per ora non sta riscontrando una continuità rispetto al periodo pandemico. Mi dispiace, perché potrebbe essere una grande possibilità sia per noi, che per i ragazzi e le famiglie di lavoratori nel quartiere». Infatti, il modello del delivery della spesa quotidiana ha un enorme limite: è fondamentale fidarsi del commerciante. La signora Maria vorrà sempre toccare la frutta, lo faceva prima della pandemia, lo ha fatto durante e lo farà sempre.
L’intenzione è far sì che il brand Mercato di Piazza Foroni diventi un’attrattiva, ma soprattutto garanzia di qualità, ancora più di quanto lo sia oggi.
«Sarebbe bello riuscire a lavorare di più con le famiglie, tenendo i banchi aperti anche un paio di pomeriggi infrasettimanali», aggiunge Cristina P, titolare di un banco di formaggi e salumi. «D’altra parte, la gente finisce di lavorare alle 18, dove va a fare la spesa? Al supermercato».
Allora come può un mercato rionale competere con la GDO?
Valorizzare i propri punti di forza è un inizio: dopo due anni di pandemia la gente ha ancora più bisogno di senso di comunità, e al mercato esiste un rapporto personale tra il commerciante e il cliente. «Si crea un’amicizia, una risata e si riesce ad alleggerire la giornata». Inoltre, il rapporto qualità-prezzo è sicuramente molto più favorevole che nella GDO, perché? La filiera è più corta. Accorciando la filiera si hanno notevoli vantaggi, quali la sostenibilità ambientale e sociale, che arricchisce il tessuto commerciale, ma soprattutto l’abbattimento dei costi sia per il venditore che per il cliente. Il mercato crea reddito per più famiglie, il che non è per nulla banale considerando la diminuzione della ricchezza pro capite degli ultimi anni.
Per contro, non si possono ignorare alcune problematiche che partono in primis dalla realtà circostante, dove è innegabile la presenza di una piazza di spaccio, e le difficoltà ad esse connesse. Però, il ruolo del mercato in Piazza Foroni è sicuramente centrale anche per affrontare simili tematiche, perché crea passaggio e alimenta di riflesso le attività commerciali nella zona, che durante il giorno è pulita e sicura.
«Il deserto che si crea dopo la fine del mercato è pesante e si riflette sulla realtà circostante, spesso addirittura tengono chiuso, per mancanza di movimento». Dice Filomena, collaboratrice al banco di Cristina P.
I problemi allora sorgono al calar del sole ed è lì che iniziative come «Luci d’Artista» giocano un ruolo fondamentale, legato all’illuminazione della piazza e alla sua frequentazione. Non basta. Il Comitato di Piazza Foroni si è mosso in passato per organizzare eventi anche con la partecipazione di altre associazioni, ad esempio un ciclo di concerti di musica classica, manifestazioni culturali ed eventi. Purtroppo, però, «Il problema più grande per realizzare questi eventi è la burocrazia, che oltre a creare muri insormontabili di documenti da compilare, firmare e presentare, annette tutta una serie di spese», come dice Enzo T.
Il Comune non dovrebbe incentivare iniziative volte a creare coesione tra gli abitanti del quartiere? Non dovrebbe aiutarci a riappropriarci delle strade quando cala il sole? Certo, c’è un bisogno iniziale di presidi da parte di Forze dell’Ordine, ma non si può pensare che sia l’unica soluzione. Si tratta di una soluzione temporanea, una soluzione di copertina, ma andati via loro, la situazione ritorna quella di prima. Siamo pieni di esempi in cui la militarizzazione non ha portato a nulla.
Una volta c’erano gli oratori e la politica di territorio a tenere i ragazzi lontani da situazioni difficili. Ora dove sono queste realtà?
Gli oratori non hanno più le porte spalancate e la presenza di nuove culture e religioni rende necessarie altre realtà laiche.
La politica qui è morta, o almeno così dicono le statistiche, visto che in un quartiere come Barriera di Milano ad andare alle urne è solo il 41% dei cittadini.
Ci vorrebbero incentivi comunali alla costituzione di associazioni culturali e sportive, all’organizzazione di attività di quartiere su strada. Servirebbero incentivi per i commercianti, per convincerli a restare, non a volare via in altre parti della città o, peggio, a cambiare ragione sociale dopo 3 anni.
C’è bisogno di più iniziative dal basso, c’è bisogno di coordinare gli sforzi per rendere questo quartiere di chi lo abita, e non semplicemente una fonte di speculazioni edilizie e mediatiche.
E perchè no?! C’è anche bisogno di più mercato… quello di piazza!
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