di L.
Illustrazione di Pietro Mellano
«Acquistare, valorizzare, vendere» è il motto della Melrose Industries, dall’aprile 2018 proprietaria di GKN, multinazionale dell’industria automobilistica con stabilimenti, in Italia, a Campi Bisenzio (FI) e Brunico (BZ). «Acquistare, valorizzare, vendere» è l’esplicitazione niente affatto velata di un fine esclusivamente speculativo. La seconda fase di questo processo, la valorizzazione, com’è ovvio è questione di stretta finanza; le persone che hanno la malasorte di finire sulla sua strada, ostacoli da rimuovere. Specie se si tratta di una comunità di lavoro fortemente sindacalizzata.
A Campi Bisenzio la decisione di rimuovere quegli ostacoli viene presa l’8 luglio 2021, durante una riunione di CdA dall’ordine del giorno surrettiziamente approntato per un esito già scritto, ma da manifestare nel momento più comodo, vigliaccamente, al riparo da contestazioni di sorta. Il giorno dopo, infatti – approfittando delle 24h di chiusura per permesso collettivo retribuito, concordato una decina di giorni prima con la rappresentanza sindacale –, GKN comunica ai suoi 422 lavoratori, via mail, la propria volontà di cessare definitivamente l’attività produttiva. In altri termini, in violazione di ogni obbligo informativo contenuto nei contratti collettivi aziendali e nazionali, viene avviata la procedura di licenziamento collettivo.
Le lavoratrici e i lavoratori resistono e vincono in Tribunale: la condotta datoriale viene dichiarata antisindacale, il posto di lavoro è salvo.
Le strade della valorizzazione, però, sono infinite e passano anche per la fame.
Melrose incarica un advisor che trovi un acquirente per lo stabilimento fiorentino. Cinque mesi più tardi quello stesso advisor compra la fabbrica; pare [1], al prezzo di 1 euro. Si tratta di Francesco Borgomeo, formazione alla Sapienza e alla Pontificia Università Gregoriana, un passato da Capo Segreteria di Clemente Mastella nel Governo Prodi II, imprenditore di mestiere e santo nel tempo libero. «Queste operazioni di riconversione industriale e di riutilizzo dei rifiuti le abbiamo imparate dal Vangelo, la pietra scartata dai costruttori diviene pietra angolare» [2], diceva in un’intervista rilasciata a InTerris, un anno prima di rilevare GKN. Tanto che la stampa generalista accoglie il passaggio di proprietà come un avvenimento messianico, cristologico: «chi è l’imprenditore che potrebbe salvare la fabbrica (e cita Brecht e San Tommaso)» [3]; «il giorno della svolta: l’advisor Borgomeo acquisisce e salva l’azienda prima del Natale» [4].
Il miracolo, tuttavia, non è la ripresa della produzione, bensì la rinnovazione del primo tra i Sacramenti. Un battesimo che assume le forme dell’autoconvincimento divinatorio, ma che cela maldestramente null’altro che una beffa: GKN Driveline Firenze diventa Quattro F, ossia Fiducia nel Futuro della Fabbrica di Firenze. A partire da ottobre 2022, infatti, forse sovrainterpretando le Scritture, la nuova Proprietà smette di pagare gli stipendi e, da dicembre, omette di inviare CUD e buste paga. «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere» (Mt 25, 35). E così avviene anche il secondo miracolo: come l’acqua tramutata in vino, il contratto a tempo indeterminato diventa il suo contrario, un’inferriata che si frappone fra la certezza di non arrivare a fine mese e le misure di sostegno al reddito.
Le lavoratrici e i lavoratori, però, resistono, ancora, e vincono in Tribunale, ancora. Ma la vittoria, fuori dalla finzione di un processo, è cosa ben diversa.
Nel frattempo i vari piani di reindustrializzazione si risolvono in un nulla di fatto. Secondo la narrazione che ne fa la Leggenda del Santo Imprenditore, quei fallimenti sono da attribuire all’occupazione e all’inagibilità dello stabilimento, che sarebbe tenuto in ostaggio da una minoranza eversiva: il Collettivo di Fabbrica. Fuori dalla Leggenda, invece, è stato il padrone a premere il pulsante rosso e, nel corso di mesi di trattative, a fuggire i tavoli ministeriali. Viceversa, è proprio il Collettivo, in assemblea permanente da 21 mesi (la più lunga della storia del movimento operaio occidentale) a tenere in vita la fabbrica: se una produzione – quella di semiassi – è bloccata per volontà datoriale, la necessità di un’alternativa indica la strada di una produzione diversa: sociale, ambientale, culturale. Ed è così che la Resistenza diventa Convergenza e si fa proattiva: le mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori diventano un tutt’uno con quelle delle studentesse e degli studenti, delle ricercatrici e dei ricercatori, delle attiviste e degli attivisti per l’ambiente. Il Collettivo di Fabbrica si amplia e nasce il Comitato Tecnico Scientifico Solidale.
Le relazioni industriali diventano allora il campo di una battaglia combattuta non soltanto per il ripristino dei diritti individuali e collettivi sul luogo di lavoro; non soltanto per la contestazione di quel pensiero ottocentesco e padronale secondo cui, oltre i cancelli di una fabbrica, l’unica legge vigente è la volontà del sovrano, ancorché generi rifiuti per generare profitto; ma di una battaglia combattuta anche per evitare che quelle mura, disossate dei propri lavoratori, si trasformino in un ecomostro di 88mila m²: il retaggio visibile della delocalizzazione, l’ennesimo sul territorio nazionale.
Da ultimo, tra fine marzo e inizio aprile 2023 la ex GKN si fa teatro del primo Festival di Letteratura Working Class in Italia, «perché un festival che vive di storia della classe lavoratrice vive dove la classe lavoratrice prova a scrivere la sua storia» [5].
Intanto nasce la APS Società Operaia di Mutuo Soccorso (SOMS) «Insorgiamo», che ridisegna e attualizza quell’«Insorgiamo» che fu il motto coniato dai partigiani fiorentini nel 1944. Viene lanciata una campagna di crowdfunding (in chiusura il prossimo 8 maggio) che nel giro di poche settimane raccoglie quasi 130.000 Euro. Lo scopo è rilevare lo stabilimento in forma cooperativistica, alla luce di un progetto di reindustrializzazione dal basso ispirato alla rinnovabilità, alla transizione ecologica e che germogli sull’humus dell’attuale comunità operaia: con il nuovo assetto proprietario e industriale, nessun posto di lavoro dovrà essere perso [6].
Quanto alla produzione, i vecchi semiassi destinati principalmente a veicoli commerciali (come Fiat Ducato) e a vetture di lusso (in particolare, Maserati e Ferrari) verranno sostituiti da cargo-bike, pannelli fotovoltaici e batterie alimentate da tecnologie sostenibili a livello sociale e ambientale, prive di litio, silicio o cobalto.
Ex GKN Driveline, dopo una parentesi ancora aperta di Quattro F che hanno il suono greve della derisione, punta a diventare Ex GKN for Future: la prima fabbrica socialmente integrata d’Italia.
In questo 1° maggio, a quasi due anni dall’inizio della vertenza, le lavoratrici e i lavoratori della ex GKN insegnano che la lotta lavoristica, quella sociale e quella ambientale sono, in ultima istanza, un’unica lotta. Tre terreni dello stesso campo di battaglia, contigui e interconnessi, calpestabili soltanto in maniera coordinata e integrata. Perché l’erosione delle tutele sul lavoro, la povertà e la marginalizzazione di una fetta sempre più ampia di popolazione, il cambiamento climatico sono i frutti marci della stessa venefica pianta: un sistema economico (di mercato) ecologicamente, umanamente e democraticamente insostenibile, che per funzionare ha bisogno che la persona accetti mestamente di essere ridotta a merce tra le merci, a scarto di sovrapproduzione e, infine, a rifiuto tra i rifiuti, così che il ceto proprietario possa riacquisire i perduti privilegi di sangue. È ciò che alle porte di Torino è avvenuto all’ex Embraco di Riva presso Chieri e che, dal 2024, lascerà soltanto lo scheletro dell’ex stabilimento Bertone di Grugliasco [7], acquistato nel 2009 da Fiat Chrysler per la produzione di Maserati. Ciò che ha tolto il pane a 318 operaie e operai della ex Bekaert di Figline Valdarno (FI) e che si sta ripetendo alla Wärtsilä di Trieste, alla Whirlpool di Napoli (recentissimamente rilevata, ma ancora troppo presto per dire «salvata», dal gruppo TeaTek), così come in tanti altri «ex» o «futuri ex» poli produttivi su tutta la longitudine italiana.
Forse credere di poter davvero invertire i termini e l’inerzia di questa lotta di classe dopo la lotta di classe [8] è un esercizio di fantasia. Forse il presente è ancora ostinatamente prono all’idea dell’inevitabile. Forse il cambiamento è un concetto non dissimile dall’illusione e, quindi, «forse c’è solo l’orizzonte verso cui tendere. Ma se dovessimo immaginarci la vittoria e la loro sconfitta, immagineremmo un coro di futuro. Perché se ci sotterrate, saremo semi» [9].
[1] t24.IlSole24Ore – Borgomeo si allea con i lieader della meccatronica per far ripartire la Gkn
[2] InTerris – La rivoluzione dell’economia circolare. “La tutela dell’ambiente salva le aziende”
[5] Edizioni Alegre – la Working Class scrive la sua storia
[6] V. Un piano per il futuro della fabbrica di Firenze. Dall’ex GKN alla Fabbrica socialmente integrata, Feltrinelli, 2022, p. 67.
[7] In questo caso, però, stando ad accordi non ancora pronti per essere violati, le lavoratrici e i lavoratori verranno trasferiti a Mirafiori, senza perdite di posti di lavoro.
[8] È il titolo dell’intervista a cura di Paola Borgna a Luciano Gallino, confluita nel saggio edito da Laterza, 2012.
[9] Da un post su Facebook del Collettivo di Fabbrica – Lavoratori GKN Firenze, 14 aprile 2023: https://fb.watch/k9-03sh3pZ/
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