Torino Food Policy

di Angela Cantino 
Illustrazioni a cura di Daniele Morutto

 

La Food Policy è la politica alimentare della città: rappresenta una delle eredità di Expo 2015 «Nutrire il pianeta, energia per la vita» ed è uno strumento di supporto alla governance della città, promosso in sinergia dal Comune di Torino per rendere più sostenibile il sistema alimentare torinese.

 

Torino a partire dagli anni ’90 si è trasformata da polo industriale automobilistico in città dell’innovazione e della cultura, acquisendo un sempre maggiore rilievo sia a livello italiano che europeo.
L’area metropolitana torinese ha uno dei sistemi alimentari più interessanti d’Italia, in termini di cultura alimentare e gastronomica locale ed imprese alimentari innovative. 
Sono diverse le buone pratiche promosse dalla città per rendere il sistema alimentare urbano più sostenibile ed equo in relazione alle diverse sfaccettature legate al cibo, come l’impatto ambientale, culturale, economico e l’impatto sulla salute dei consumatori e sulla giustizia sociale. 
L’importanza delle tematiche alimentari è stata evidenziata sin dal 2017, quando il diritto al cibo è entrato a far parte dello Statuto della Città di Torino: «La Città promuove l’attuazione del diritto ad un’alimentazione adeguata, inteso come diritto ad avere permanente e libero accesso a cibo di qualità, sufficiente, nutriente, sano, culturalmente e religiosamente accettabile, che garantisca la soddisfazione psichica e fisica, individuale e collettiva, necessaria per condurre una vita degna».

Ma facciamo un passo indietro, che origine hanno le Food Policy e quali sono gli elementi che la contraddistinguono? 

Tutto partì da Roma con la Cura Annonae, a causa di quello che è oggi noto come il problema della fornitura di grano per la città. Fu un primo modello di  Food Policy centrale per Roma sin dal periodo repubblicano e fino a quello imperiale, tanto che nell’anno 7 a.C. Augusto istituì la figura del Prefetto dell’Annona, uno dei funzionari più importanti dell’Impero poiché sovrintendente delle operazioni di pianificazione, trasporto, stoccaggio e distribuzione del grano in città.
Le Food Policy attuali sono molto diverse rispetto alle prime, che erano focalizzate sull’approvvigionamento, mentre oggigiorno sono orientate alla sostenibilità e all’inclusione sociale. 
Alcuni dei principali obiettivi delle Policy odierne consistono nel contribuire ad un accesso equo verso un cibo sano, sostenibile e vegetale, ridurre gli sprechi e gestire le eccedenze per prevenirli, garantire cibo alle persone svantaggiate, creare educazione alimentare, parlare di mercati agricoli, filiere corte e approvvigionamenti per le mense. L’aspetto innovativo che una strategia di questo tipo deve avere è considerare tali obiettivi in modo verticale e integrato, unendo competenze. 
La logica dietro alle Food Policy è comune alla PAC (Politica Agricola Comune a livello europeo): le filiere alimentari sono così importanti che devono essere regolamentate e non lasciate al caso per garantire qualità, quantità e sicurezza alimentare in maniera adeguata e poi focalizzarsi su quella che è la sostenibilità ambientale. 

Cosa rende una Food Policy tale? Per attivarne una in una città è necessaria  una serie di condizioni: 

  • ATTO AMMINISTRATIVO tramite cui definire il perimetro d’azione della policy;
  • POLITICA attraverso una delega da parte delle istituzioni;
  • TECNICO grazie alla presenza di competenze tecniche e dedicate al progetto;
  • SERVIZI pubblici alimentari all’interno dell’Amministrazione (mense scolastiche, mercati comunali…);
  • INFRASTRUTTURE pubbliche del sistema alimentare (cucine, centri cucina, piattaforme logistiche, mercati coperti, porti, cascine, terreni, centrali del latte…);
  • AZIONI come progetti, iniziative attive sul sistema alimentare per attuare i contenuti della Food Policy;
  • ATTORI attraverso un ecosistema di (privati, sociali, accademici) che lavorano in modo più o meno strutturato. 
 

Fatta questa premessa, la città di Torino a che punto è?

Il Comune di Torino ha siglato il Milan Urban Food Policy Pact (MUFPP) il 15 ottobre 2015, un patto internazionale sottoscritto da 132 città di tutto il mondo. Le città firmatarie del patto si sono impegnate, su base volontaria, a «lavorare per sviluppare sistemi alimentari sostenibili, inclusivi, resilienti, sicuri e diversificati, per garantire cibo sano e accessibile a tutti in un quadro d’azione basato sui diritti (…), favorendo l’inclusione di riflessioni relative alla politica alimentare urbana all’interno delle politiche, dei programmi e delle iniziative in campo sociale, economico e ambientale»
Tale quadro d’azione indica alcune iniziative di cui una municipalità dovrebbe dotarsi: predisporre una governance locale alimentare che preveda la promozione della partecipazione di stakeholders attraverso il dialogo politico, lo sviluppo di una piattaforma che ponga in contatto gli attori delle filiere alimentari e l’istituzione di un consiglio per l’alimentazione (come, ad esempio, un Food Council o una Food Commission). 
Il gruppo di città europee che, nel quadro del progetto europeo «Food smart cities for development», ha attivamente promosso e partecipato al processo di redazione del MUFPP, si è dotato di ulteriori linee guida per meglio definire il relativo impegno all’azione, il quale è stato ulteriormente declinato sui temi della governance, dei consumi equo-solidali e della cooperazione internazionale decentrata. 

La Città di Torino, tramite l’Ufficio Cooperazione Internazionale e Pace del Comune, ha recepito quanto descritto nei frameworks internazionali e ha adottato l’approccio partecipato caratterizzante i servizi pubblici torinesi.  
Ad oggi Torino non è ancora dotata di una Food Policy o Strategy formalizzata, ma sono in atto diverse iniziative guidate dalle numerose buone pratiche locali da cui si diffondono diversi servizi pubblici, come le politiche educative e nutrizionali con il relativo servizio di ristorazione scolastica ed educazione alimentare; le politiche socio-sanitarie per la gestione dei servizi di ristorazione per anziani, le mense benefiche per gli abitanti della strada e i programmi volti a promuovere stili di vita alimentari salubri; le politiche del commercio locale con i servizi resi a produttori e consumatori attraverso l’organizzazione dei mercati alimentari all’aperto, tra cui quelli contadini; le politiche di gestione del territorio con la connessa attività di pianificazione urbanistica e quelle correlate all’assegnazione degli orti urbani a cittadini a basso reddito; le politiche culturali attuate attraverso grandi eventi sulla sostenibilità alimentare come Terra Madre e Salone del Gusto. 

Il passaggio dalle singole politiche ad un’unica strategia alimentare con l’istituzione di un organo di governance sarà reso possibile da tre processi di partecipazione locale promossi negli ultimi anni: Nutrire Torino Metropolitana, il Tavolo di lavoro «Cibo», promosso all’interno del Terzo Piano strategico orientato alla costituzione di una Food Commission, e infine il processo di partenariato internazionale attivato tramite Food smart cities for Development, il progetto europeo promosso dal Comune di Milano e di cui la Città di Torino è partner.

Adottare una Food Policy a livello locale significa focalizzare la pianificazione urbana e sociale rispetto ad un sistema agricolo e alimentare, consapevole che un approccio sostenibile a queste tematiche ha un effetto concreto sull’intera cittadinanza.

Perché è importante una Food Policy urbana?

Cambiamenti climatici, agricoltura e alimentazione sono questioni fortemente intrecciate. In Italia il mondo agricolo è il primo ad accorgersi concretamente degli effetti della crisi climatica, ma è anche uno dei principali responsabili. L’agricoltura causa, infatti, il 25% delle emissioni di gas serra su scala globale.
La risposta a questo fenomeno che sta già trasformando il settore primario italiano non può prescindere da un coinvolgimento attivo delle città. 

Problematica non meno rilevante è l’aumento della popolazione concentrata proprio nelle città e, di conseguenza, l’aumento della domanda di cibo concentrata in pochi luoghi, talvolta non prossimi agli spazi della produzione. Come rifornire in maniera sostenibile un centro urbano? Come garantire l’accesso al cibo – e in seconda battuta a quello sano – a una popolazione ampia, diversificata e in continua crescita? Sono solo alcune delle domande a cui gli amministratori locali sono chiamati a rispondere e che evidenziano come siano necessari la sinergia tra campagna e città e il superamento dell’idea che l’una e l’altra siano separate.

Torino ha all’attivo già diversi progetti rappresentativi del ricco sistema urbano e, per citare una delle collaborazioni di rilievo, riportiamo quanto si sta realizzando insieme alla Fondazione Comunità di Mirafiori, per la realizzazione del «Food Innovation Living Lab», che comprenderà:

  • Iniziative sperimentali di sostenibilità ambientale, sostegno allo sviluppo economico, sensibilizzazione su nutrizione e salute, partecipazione dei cittadini alla cultura del cibo, da estendere su tutto il territorio cittadino nel rispetto della strategia «Torino Città del Cibo».
  • Redazione e pubblicazione dell’«Annual Food Balance Sheet» dell’Atlante Alimentare, ovvero il Food Policy Report: uno strumento di valutazione dello stato attuale del sistema alimentare e di monitoraggio delle politiche alimentari; 
  • Creazione di un «Consiglio dell’Alimentazione», inteso come arena di coordinamento multisettoriale in grado di favorire un sistema alimentare di qualità per promuovere azioni concrete di regolamentazione, comunicazione o sperimentazione;
  • Attivazione di campagne di sensibilizzazione che coinvolgano attori chiave del territorio, quali Slow Food e Coldiretti, nonché laboratori aperti incentrati sul legame tra qualità alimentare, sana alimentazione e salute pubblica;
  • Food Lab per sostenere la sperimentazione di modelli di business circolari per la produzione/trasformazione di alimenti per il commercio locale, inclusi bar, ristoranti, associazioni locali che gestiscono funzioni di ristorazione collettiva e mercati rionali;
  • Food Hub per sperimentare un polo diffuso per la raccolta e la ridistribuzione del cibo invenduto;
  • Food Policy Training dove si terrà un living lab su attività di formazione e divulgazione, al fine di innescare un processo di sensibilizzazione sul cibo tra operatori e cittadini;
  • Food Tech Testing per la promozione di attività di sperimentazione in collaborazione con le aziende secondo il modello «Torino City Lab» di tecniche agricole fuori terra e Tech for Food.


Le
«eating cities» sono le protagoniste delle politiche alimentari del futuro; quindi, città e aree circostanti saranno le forze motrici per uno sviluppo sostenibile dei sistemi agroalimentari e per garantire maggiore giustizia alimentare. C’è bisogno di una vision che riconosca l’area metropolitana come un’unità di governo e di governance capace di influenzare e cambiare le politiche alimentari: la politica alimentare è governance, non governo; la governance è un sistema circolare e non una filiera.
La governance alimentare non è solo politica agricola, enogastronomia o difesa del suolo, ma è un esercizio quotidiano di democrazia. Una pratica in cui «nutrire» viene prima di «produrre».

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